martedì 23 luglio 2013

La bambina, e il mare.

Non aveva mai guardato il mare con gli occhi stanchi.
Nella sua immaginazione le onde che sbattevano, che rumoreggiavano, che le solleticavano i pensieri erano così dolci, soavi, inerti.

Un giorno, trovò il mare nei suoi occhi. Le nuvole ne oscuravano il riflesso, e il sale bruciava. Feriva, infieriva sul suo sguardo, rendendola incapace di guardare oltre e di guardarsi.
La schiuma languiva le sue pupille, le dissolveva e le riduceva in contorni indefiniti.
Le ciglia erano diventate evanescenti e il suo respiro affannato, mentre cercava di lasciare andare le onde verso l'infinito. Eppure le aveva imprigionate nei suoi occhi, e ne era cosciente. Aveva teso loro una trappola e aveva goduto nel vederle ridotte a semplici e insignificanti movimenti ondulatori che dell'infinito non avevano più traccia.
Si era resa conto di essere felice di avere preso possesso della loro libertà, del loro dolce ondulare sereno e pacato, mentre dentro di lei era in corso una bufera.

Già, perchè se fosse stata una guerra avrebbe lottato contro un nemico reale.
Ma la bufera che lentamente la distruggeva non era tangibile, e non aveva nulla di materiale.

Erano solo lei, e lei  stessa. E la trappola del mare

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