venerdì 23 agosto 2013

Dammi la mano,

che ti porto vicino.
Dai, non sono per le rime sbaciucchiate, sono per le parole vere e per il senso che ci metto, quando le scrivo; si, non le digito. Le scrivo.

E mi ricordo di quando ho scritto a macchina, la mia prima tesina. Avevo 14 anni, e quella macchina da scrivere era orrenda, impolverata, grandissima; ma per me, era fantastica.

E' stato amore a 3: io, la macchina, la carta. E dal nostro amore trino, sono nate le mie parole.
Beh, sì, in quel caso non erano davvero mie; ma ci ho messo anima, passione, dedizione e... quelle sì, erano mie, e lo sono ancora.

Alla faccia di chi dice che nella vita non possiede niente; e allora, siccome s'annoia, si smangiucchia le unghie, si guarda le doppie punte, gira fra i letti nella speranza di trovare qualcuno d'oro da amare.
Beh, sì, io non scrivo mica per piacere. Questo, è quello che sono. Non costruisco frasi d'amore e di mediocre spessore letterario e concettuale per fingere di essere qualcuno. Io sono le mie parole, e loro sono la mia essenza.

- Essenza: penso ai profumatori d'ambienti; quelli che ti lasciano un odore così buono che quei bastoncini te li vorresti mangiare e sbranare, e così li maledici perchè non lo puoi fare. Così, l'essenza di Me.
Vorrei mangiarmi, strappare morsi come quando mangi il pollo con le mani, e poi leccarti le dita [ che è la parte più buona] ma non so da dove cominciare.
E poi come una droga, non saprei quando, come, dove finire.

E così mi sento come un vecchio, alla soglia della sua fine, con l'ultimo bicchiere in mano [di quelli che ha avuto tutta la vita fra le dita, con il calcare e il segno indelebile delle labbra e di mille bevute], con in mano un pezzo di carta, e la mia vita. Drogata di senso e di controsenso, di vergogna e di sacrificio, di parole e di sorrisi.

                                                                                                      -Lasciatemi morire, perchè sto vivendo.

Che cos'è il Caso?

... E' una Cosa, del Caos.